Fausto e Serse | #StorieDalGiro
Fausto e Serse
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“Ero militare a Montorio Veronese, a 7km da Verona. Nel ’51 nella sola Verona c’erano circa 15 mila soldati, in 7 mila eravamo di stanza a Montorio. Quel giorno ci diedero il permesso per andare a veder passare il giro. Da Verona ad andare a Vicenza, noi soldati eravamo tutti schierati ai lati della strada per vedere passare il gruppo. Quando sono arrivati andavano veloce, perché lì è pianura. Allora io guardo e guardo ma non riesco a vederlo, ché la bianchi era tutta rintanata in mezzo al gruppo. Non son riuscito a vederli, né lui né Serse. Poi a un certo punto mi son sentito chiamare: “Sergio!”. Mi aveva riconosciuto, nonostante fossimo tutti vestiti allo stesso modo. Sapeva che ero lì. Lui era un fenomeno in tutti i campi. “Ciao Faustino!” gli gridai di rimando, perché per noi lui era Faustino. Dopo 15 giorni, sognai che era morto Serse, ma io non mi allarmai che quando si sogna uno che muore gli si allunga la vita. Il giorno di San Pietro tornai in licenza per la mietitura del grano. Quel giorno si correva il Giro del Piemonte. Arrivai a casa e ci diedero la notizia. Serse era Serse, la nostra chioccia…”.

Sergio e Piero, cugini di Fausto e Serse Coppi

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