Manifesto | #StorieDalGiro

Manifesto

BENVENUTI NELLE #STORIEDALGIRO

Il Giro d’Italia è la corsa ciclistica nazionale per eccellenza e una delle gare a tappe più prestigiose al mondo.

Ma il Giro è più di una gara, è molto più di una competizione sportiva: è qualcosa di straordinario.

È un’epopea di uomini dediti al sacrificio e al sudore, è un epico percorso tra fatica, abnegazione e impegno, permeato da tutti quei valori che ci uniscono e che ci rendono persone migliori.

La corsa rosa ha un legame indissolubile con l’Italia e gli italiani: è un viaggio lungo il “Bel Paesefatto di persone, di fatica, di sudore, di strade, di energia, di città, di paesaggi, di vittorie e di sconfitte.

Gli italiani vivono il Giro in maniera profonda e viscerale: la passione per i ciclisti trascende la fede sportiva e diventa vera e propria consacrazione a miti, come accadde per Bartali e Coppi, per Moser e Saronni, o più di recente per il “Pirata” Pantani.

Il Giro è talmente legato alla vita degli italiani, da rappresentarne un pezzo di storia. Una storia che parte da lontano e che non finisce, come il “trofeo senza fine” destinato al vincitore della corsa rosa e custode di tutti i nomi degli eroi del passato e delle loro storie.

Storie, come quelle che vogliamo raccontarvi. Le storie che incontreremo lungo questo incredibile percorso che quest’anno attraversa l’Italia per la centesima volta, da Alghero a Milano.

Ora che sono passati diversi anni da quando Banca Mediolanum ha iniziato a sponsorizzare la maglia destinata al “miglior scalatore”, e che per tanti anni abbiamo vissuto, insieme ai nostri clienti, le storie del Giro, è arrivato il momento di raccontare queste storie, affinché questa grande emozione non sia solo per quei pochi che hanno la fortuna di viverla, ma possa ispirare tutti noi.

Perché le storie del Giro d’Italia, come racconta Ennio Doris, fanno parte della storia di ognuno di noi, e ognuno di noi ha una storia legata al Giro d’Italia:

Dopo la sconfitta di Fausto Coppi nella tappa dolomitica, da Auronzo a Bolzano, del 30 maggio 1953, in cui Coppi non era riuscito a strappare la maglia rosa a Koblet, ero distrutto. Avevo dodici anni, ed era la delusione più cocente della mia vita; così mentre tornavo a casa con mio padre dall’osteria, dove avevamo assisto alla gara, non riuscivo a trattenere le lacrime, e fu allora che mio padre, in cui riponevo una fiducia immensa, mi disse: ≪Ennio, guarda che c’è anche domani≫. E questa frase mi è rimasta impressa come un marchio a fuoco che mi ha accompagnato tutta la vita.

Ecco perché, anche nelle circostanze più buie, come l’inizio di una grande crisi economica o un’inaspettata sconfitta del grande Fausto, non è mai tempo di lasciarsi sopraffare dal pessimismo.

Abbiamo una Storia e delle storie da raccontare: benvenuti nelle #StorieDalGiro