Storie | #StorieDalGiro

Abbiamo una storia
e delle storie da raccontare

“Veniamo dalla Polonia. Non sappiamo nulla di questo festival!”.

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“Questo è l’abito del pescatore Algherese. Risale al 1826. I primi riferimenti si trovano in alcune tavole di Alessio Pittaluga. Li produciamo ancora con telai antichi, tessuti a mano. Poterli indossare al Giro d’Italia ci rende orgogliosi”.

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“Non sono appassionata di ciclismo, ma in questi giorni non posso fare a meno di seguire il Giro”.

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“Veniamo da Sestu, in provincia di Cagliari.  Questo vestito si definisce “a bordau” perché si porta con questa gonna che proveniva, agli inizi dell’800,da bordeaux, in Francia. Piaceva talmente tanto che ci fu persino una fabbrica a Cagliari che produceva questo tipo di stoffe. E’ una stoffa che le signore usavano per andare a messa o durante le processioni. Il giacchino, invece, inizialmente aveva degli sbuffi, con tante”passemanerie”, ma col tempo cambiò. Cagliari è un porto di mare e le mode cambiano velocemente”.

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“Prima ero un corridore professionista: sono stato Campione d’Olanda negli anni ottanta. Ho partecipato due volte al Giro. Nel 1985, dopo aver fatto il giro d’Italia, avrei dovuto partecipare al Tour, ma ero in una squadra francese e i capi preferivano avere corridori d’oltralpe, ma poco prima della partenza della grande boucle un corridore francese s’infortunò. Io ero in vacanza. Dovetti partire per la Bretagna senza la mia bici.  Feci la prima tappa a Crono con la bici di un altro. Arrivai terzo in classifica e vinsi la maglia verde”.

Jacques Van Meer

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“Mi chiamo Natalino, sono di Alghero. E’ la prima volta che abbiamo i ciclisti qui ad Alghero: è una bella cosa. Quando ero piccolo guardavo Eddy Merckx con mio padre. Oggi come oggi i corridori li vedo e non li vedo, ma il ciclismo mi appassiona sempre”.

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“Ci siamo conosciuti in viaggio. Abbiamo imparato a suonare camminando. Come dicono i sardi: è sul cammino che si assesta il carro”.

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“Ho fatto l’81esimo Giro d’Italia come Mago ufficiale del giro, da Nizza a Milano. Il costume rosa era d’obbligo e da lì è nato il Mago Rosa. Da allora indosso sempre il costume rosa”.

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“Ho iniziato questa attività nel 1986. Ho sempre avuto la passione delle due ruote. Allora, oltre alla bici, c’erano il “Ciao” e il “Sì”. E’ un’attività in cui si lavora tutti i giorni, sabati, domeniche, feste. Per fortuna sono riuscito a portare qui i figli. Mi danno una mano. C’è bisogno delle nuove generazioni”.

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