Storie | #StorieDalGiro

Abbiamo una storia
e delle storie da raccontare

“Sono qui da sola e vengo da Varese, era la tappa di montagna più vicina a casa mia. La passione me l’ha trasmetta mio padre che correva in bici da giovane. L’ho fatta tutta in bici, fermandomi quattro volte. Alla prima pausa ho mangiato anche un uovo per darmi la carica alla vecchia maniera. C’erano delle rampe terribili ma non ho fatto un passo a piedi, ho pedalato fin qui, così posso capire lo sforzo che fanno i ciclisti.”

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“Saranno 15 anni che vengo a vedere il giro anche se ho sempre giocato a calcio, invece lui va a tutte le pedalate ciclostoriche con vecchie bici restaurate. Ci divertiamo a vedere i corridori e adesso andiamo a prenderci una birra.”

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”Io sono del 1953. Ho corso in bici fino a 19 anni e poi mi sono arruolato in Marina. Mi sono divertito e qualcosina ho vinto. Ora mi mancano due anni alla pensione e vendo coltelli nelle fiere. Nel tempo libero vendo bici vintage su internet, non per guadagnare ma per comprare altre bici. Fin ora ne avrò vendute circa mille, ho cominciato circa venti anni fa quando, con l’avvento dell’alluminio, il corridore non voleva più i telai in acciaio. Le trovavo in discarica o le svendevano nei mercatini. Oggi le vendo in tutto il mondo.”

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“Ho fatto un giretto in bici da Milano e sono venuto fin qui a vedere l’arrivo di tappa. Mi piace pedalare in strada ma la cosa più divertente è fare ciclocross. È una disciplina che si pratica prevalentemente d’inverno: si pedala nel fango, ci si sporca e si saltano ostacoli. È molto divertente ma in città non ci sono percorsi dove è permesso praticarlo quindi organizziamo delle uscite notturne. Lo abbiamo chiamato “Ghettocross” perché andiamo sempre a correre nei parchetti pubblici in periferia che sono reputati malfamati, così portiamo un po’ di colore dove la gente pensa che non ci sia nulla da fare.” 

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“L’idea della maglietta è di Giacomo: sembra un’etichetta di whisky ma sotto c’è scritto “Gli amici di Giacomo chiedono di tifare responsabilmente” perché il tifoso di solito esagera. Invece a me piace l’esuberanza e vorrei dire al CT che se non convoca Giacomo al mondiale non porta medaglie a casa, perché è lui il numero uno dei velocisti italiani sulle gare sopra i 250km. Poi ognuno è libero di fare quello che vuole!”

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“A Cassano d’Adda stanno un po’ esagerando, stanno addobbando tutto il paese per il 50° anno dalla mia vittoria al Giro d’Italia. Mi fa piacere che ci sia tanta gente che mi vuole bene, non riesco a capirne il motivo ma mi fa piacere. Ancora oggi faccio 13.000km l’anno e mi piace incontrare la gente per strada. Io sto bene quando vado in bicicletta, cosa vuoi che ti dica!” Gianni Motta, vincitore del Giro d’Italia 1966, di un Giro di Lombardia e di tre Giri dell’Emilia

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“Le pedalate Mediolanum ormai sono una tradizione del Giro d’Italia. L’atmosfera è quella del divertimento in attesa dell’arrivo di tappa, socializzare e divertirsi. Le nostre pedalate al giro ci permettono di vedere i panorami di cui, quando eravamo in gara, non ci accorgevamo nemmeno. Finita la carriera ho iniziato ad uscire in bici per divertimento e spesso mi sono fermato sulle colline intorno a casa mia sorprendendomi dei panorami e i miei amici mi dicevano “Guarda che loro sono sempre stati là, sei te che non avevi tempo di guardarli”. Paolo Bettini , campione olimpico su strada ai Giochi di Atene 2004 e campione del mondo di specialità nel 2006 e nel 2007

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“Io accendo il fuoco bene, lo lascio sempre acceso. I pezzetti di legno li faccio per le vecchiette che così riescono ad accendere il fuoco più facilmente. Con queste stecchette si trovano una meraviglia, ne produco circa 60-70kg al giorno.”

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“Ormai le cabine telefoniche non ci sono più, questa è qua da sempre ed è il nostro punto di riferimento.” 

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