Storie | #StorieDalGiro

Abbiamo una storia
e delle storie da raccontare

“In mezzo a così tanta gente, con così poco spazio e con strade così strette, abbiamo trovato un’oasi felice.” 

Condividi questa storia

“Verso che ora arrivano?“ 

Condividi questa storia

“Il primo Giro l’ho visto con lui, sulle dolomiti, poteva essere il ‘77 o ‘78. Girammo Selva Val Gardena, Campolungo, Rabba, lo Stelvio, il Pordoi. Arrivammo su con il pullman. Con noi c’era Don Puresti, un prete che conosceva le Dolomiti come le sue tasche. Era un prete alla mano, era 20 anni che era su quelle montagne, era un nostro compaesano, insegnava lì. Andavamo con lui con la scusa del ciclismo, ma in realtà ci interessava fare il giro delle grappe.” 

Condividi questa storia

“La mia gioia più grande al Giro è stata la vittoria del ‘92 di Chioccioli. Lo seguivamo sin dalle prime gare. Ricordo ancora quella tappa sul Gavia e la vittoria alla Casteggio-Broni. Siamo dello stesso paese, mia moglie ci è cresciuta insieme. E’ un bravo ragazzo.” 

Condividi questa storia

“Sono un falconiere del Rosone, facciamo didattiche scolastiche per i bambini, allontanamento di piccioni e gabbiani e rivisitazioni storiche e cortei. Qui al giro intratteniamo la gente per la Giostra di Sulmona”

Condividi questa storia

“Dall’esterno magari non si nota. Le persone sono portate a pensare che siamo fortunati perché abbiamo raggiunto un sogno, ma è pur vero che, tante volte, per questo sogno e queste fortune che abbiamo, si fanno tante rinunce. Da gennaio a oggi sono stato a casa 3 settimane. Non è facile. Nel ciclismo, come in ogni altro sport, ti poni degli obiettivi, ma spesso, per raggiungere questi obiettivi, devi fare sacrifici e ti trovi a dover mettere da parte un po’ la famiglia. Per fortuna, al giorno d’oggi, la tecnologia accorcia molto le distanze e puoi riuscire a veder crescere i tuoi figli anche dall’altra parte del mondo. Non è il massimo, però questo è il nostro lavoro. Oggi è stata una giornata di lavoro molto particolare: è nato Luis Leon, il fratellino di Greta, il mio secondogenito.” Valerio Agnoli corridore professionista e, soprattutto, padre.

Condividi questa storia

“Fare il cameraman al Giro è estremamente interessante, sei a contatto con i veri tifosi di uno sport vero. Le uniche noie di solito sono dovute al meteo. La difficoltà più grande è riuscire a sistemare l’impianto tecnico in condizioni a volte estreme. Per il resto secondo me è una delle cose che un operatore deve provare, prima o poi, nella vita. Ho fatto altre esperienze nel mondo dello sport: calcio, tennis, pallacanestro, pallavolo, un po’ di tutto, ma il ciclismo è un’altra cosa. Decisamente.”

Condividi questa storia

“Questo posto, alla fine del 1800, si chiamava “Salone dello sport”. Lo sport allora si faceva in forma teorica, se ne parlava e basta. Ancora oggi abbiamo mantenuto questa tradizione: la sera ci si ritrova, insieme agli amici ciclisti e si parla di sport, piuttosto che praticarlo. Siamo degli appassionati veri! Il ciclismo lo viviamo tutti i giorni, tutto l’anno. La bici ha un ruolo importante, come stile di vita, come insegnamento.  E’ uno sport che insegna la disciplina. Pensa alle tappe con un tempo infernale. La gente guarda l’arrivo, gli ultimi 100 metri della gara e si dimentica i sacrifici fatti per arrivarci. Sacrifici che non tutte le discipline sportive possono vantare di aver. Rappresentano un insegnamento di vita, un modo di vivere che ti rimane per sempre. A me, per esempio, il ciclismo la vita l’ha cambiata”

Condividi questa storia

“Oggi siamo qui per far conoscere alla gente del Giro la Giostra di Sulmona. La tradizione della falconeria si perde nella notte dei tempi, si pensa sia nata quattromila anni fa in Cina. Tra tutti i rapaci che alleviamo i gufi sono i più tranquilli, li addestriamo tutti i giorni e tra noi si instaura un rapporto speciale. “

Condividi questa storia