“Sono innamorato del ciclismo da quando ho 15 anni e seguo il Giro da quando ne ho 16. I primi li seguivo in bicicletta, poi, una volta presa la patente, ho potuto allungare le distanze. L’idea è sempre stata quella di seguirlo in tenda, dormendo sui passi. Nel 2004, insieme a un amico e alle rispettive ragazze e al mio cane, decidemmo di dormire in tenda in cima al Gavia a 2600 mt. Caso volle che quella notte ci fu una tormenta di neve. Arrivammo verso mezzanotte, senza catene, slittando a destra e manca. Ci fermammo a 1 chilometro e mezzo dall’arrivo e in qualche modo fissammo le tende e ci buttammo dentro, usando il cane come calorifero naturale. Alla mattina ci alzammo con 30 cm di neve e realizzammo di aver fissato la tenda a 10 cm da un burrone. L’ho fatto per diversi anni, quello era il modo in cui vivevo il giro fino a qualche anno fa. Poi mi sono imborghesito e ora sono costretto a seguirlo da qui. La passione è ancora tanta però”.
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