“Il Pordoi l’ho fatto un sacco di volte, anche l’anno che vinsi il Giro. Fignon mi staccò proprio qua. Cercai di inseguirlo. Era la terzultima tappa. Il giorno prima arrivammo a Selva. Il giorno dopo c’era Selva e Arabba. Si faceva la prima volta il Campolongo, poi da Arabba si facevano ancora i Passi. Fignon andò via. Io ero con Argentin e Baronchelli. Riuscii a contenere il distacco, poi vinsi con la cronometro di Verona. Ovviamente ricordo benissimo i giri che ho corso, ma ho ben presente anche quelli da bambino. Una volta andammo su alle 3 cime di Lavaredo. Avrò avuto 11 anni. Eravamo senza vestiti, faceva un freddo cane, d’altronde eravamo partiti da casa che faceva caldo. Quando arrivammo su cominciò a nevicare. Vinse Merckx quella volta, lo ricordo bene. Un’altra volta venimmo su alla Malga Ciapela con il pullman. La tappa non arrivò mai, perché aveva nevicato. Mettemmo su le catene e andammo su al Fedaia, passando prima dal Pordoi, perché allora non c’era la salita. Avevamo il pullman pieno di vino, che noi di Palù non ci muoviamo mai senza. Facemmo il vin brulè per tutti, fu una giornata memorabile. Una volta il Pordoi faceva da Cima Coppi quasi tutti gli anni. Credo sia stato Cima Coppi una quarantina di volte. Questa montagna è mitica!”.
Francesco Moser, Campione del Mondo 1977 e vincitore del Giro d’Italia 1984
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