“La mia gioventù è legata al Giro d’Italia. Vivevo in una borgata, eravamo tanti ragazzi, ognuno aveva il suo beniamino: chi aveva Motta, chi Gimondi, chi tifava per Merccx o Anquetil. La rivalità tra ragazzi si riduceva a questo. Passavamo le serate davanti al bar a cercare di convincere li altri che il nostro beniamino fosse il migliore. Poi è passato del tempo, siamo cresciuti, ci siamo divisi, ognuno ha preso la sua strada, ma nessuno di noi ha mai abbandonato il proprio idolo. Io amavo Anquetil. Era elegante, aveva una classe particolare. Partiva col suo passo e poi andava a prendere tutti. Era meraviglioso”.
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