“Da piccolino guardavo il giro con il nonno. Lui è sempre stato un amante del Giro e mi ha trasmesso questa passione. Da maggio in poi, il pomeriggio, dalle 3, ci mettiamo davanti alla TV per guardare il ciclismo, prima il Giro, poi il Tour e la Vuelta. Oggi non è potuto venire, è rimasto a casa. Io sarò i suoi occhi, speriamo di vedere Nibali. Per il nonno è lui che deve vincere il Giro. Per noi due è una vera malattia il ciclismo. Ci ho fatto anche la tesina delle medie, su come Bartali, con la sua bicicletta aiutò gli ebrei italiani portando loro i documenti falsi per salvarsi. Il ciclismo non è solo uno sport è la metafora della vita e il Giro è l’emblema dell’Italia stessa, rappresenta gli italiani.”
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