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Una barberia piena di gioia e dialogo

“Sono un barbiere, con mio fratello gestisco due negozi a Roma. Mia madre è una parrucchiera e ci ha trasmesso la passione per questo lavoro. Negli ultimi anni la figura del barbiere si è rivalutata grazie alla moda di curare barba e baffi. Amo la mia attività perché mi permette di incontrare persone di ogni genere. Nella mia barberia entrano persone molto diverse tra loro e questo favorisce il dialogo. La considero una sorta di bar moderno. Pensandoci bene è un’atmosfera simile a quella dei tifosi di ciclismo che, ai margini delle strade in attesa della corsa, stringono amicizia con facilità e allegria.”

Sono Mr Giro

“Eccomi qui, sono Mr Giro! Sono presente tutti gli anni, insieme ai miei amici, con uno striscione dedicato a Pantani, il Pirata. Questo costume è stato ideato nel 2004. Io e un mio amico eravamo alla tappa di Colle delle Finestre vestiti da cow boy per controbattere agli “indiani della valle”, ossia ai tifosi avventurieri appostati sulla Cima Coppi. Poi ho comprato questa tutina perché volevo diventare Mr Giro! Il mio più bel ricordo della Corsa Rosa è legato a  Marco Pantani nella tappa Briançon – Sestriere del 2000. Fece il gregario a Stefano Garzelli che poi vinse. Fu un’emozione straordinaria e da lì portiamo Marco nel cuore”.

Siamo qui a tifare un po’ tutti

“Mi sono appostato in una posizione perfetta. Adesso sto qui e aspetto i corridori. Anche ieri ero tra il pubblico a Pratonevoso, domani tornerò a casa, in Toscana. Sono compaesano di Cipollini, è grazie a Cesare, il fratello maggiore di Mario Cipollini, che ho iniziato a seguire il ciclismo. Lo seguivo ovunque. Ho supportato anche Mario, in particolare quando vinse il campionato del mondo a Zolder nel 2002. Guardando il filmato del suo arrivo al traguardo è possibile vederci. Eravamo un fan club di 26 persone, quando arrivò in volata esultammo saltando, all’apice della gioia. Oltre a questo episodio, ricordo anche la volata finale a Bormio nel Giro del 2004. Vinse Damiano Cunego davanti ai miei occhi. Spettacolare! Non ho un campione particolare, siamo qui a tifare un po’tutti. È anche l’occasione per prendere una pausa dalle mogli! Il ciclismo unisce molto. È un esempio raro visto che oggi si litiga per tutto: dal calcio alla politica”.

Nel cuore Pantani

“Sono qui con la bandiera italiana ad aspettare il Giro. Ho corso come dilettante di prima categoria fino a 22 anni. Poi, pur avendo smesso, non ho mai smesso di guardarlo. Quest’anno sono andato in pensione e ho sfruttato l’occasione per assistere dal vivo. Tra i campioni che mi sono rimasti nel cuore c’è Marco Pantani. Più recentemente sono rimasto conquistato dalla vittoria di Vincenzo Nibali , due anni fa. A Sant’Anna di Vinadio. Fu un’impresa strepitosa! Quest’anno purtroppo Aru non si dimostra in forma, speriamo in Domenico Pozzovivo . Il ciclismo è lo sport migliore, a mio parere. Permette di essere vissuto sia individualmente sia in squadra. Ti consente di vedere luoghi meravigliosi. Vedere come le persone affrontino lunghe e faticose camminate sfidando anche la pioggia e il freddo, fa capire quanto sia amato dalla gente. Nel calcio ci si accapiglia tra tifoserie rivali, qui si tifa per tutti. Il ciclismo crea legami di amicizia, facendo leva sulla passione comune degli spettatori”.

I ricordi di Danilo Gioia

“Tutto iniziò quando mio padre e mio zio mi regalarono una bicicletta. Mi fecero contento dopo che a mio fratello comprarono una moto. Lì iniziò la mia passione per il ciclismo. Tanto da diventare professionista su strada nel 1988. Non mi sembrava vero di poter gareggiare con Saronni, il mio idolo di cui avevo i poster in camera. Era la realizzazione di un sogno. Ho avuto la fortuna di gareggiare con capitani che hanno scritto la storia del ciclismo. Nella mia carriera ho collezionato risultati di cui vado fiero: un sesto posto nella Milano Sanremo del 1989, un quinto posto alla coppa Agostoni, un terzo posto in una tappa della Tirreno Adriatica e, soprattutto, un terzo posto in una tappa del Giro d’Italia. Quel Giro iniziò malissimo per me: presi un’insolazione il primo giorno, ero quasi intenzionato ad abbandonare la Corsa. Poi mi sono ripreso, rischiando addirittura di vincere quella tappa. Sono anche andato in fuga nella seconda parte della competizione. Poi quando iniziano a tirare i capitani diventa durissima. I ricordi più belli sono legati agli arrivi nelle tappe di montagna. Ad aspettarti c’è una folla immensa e ti vengono i brividi. È da pelle d’oca! Il rapporto con i tifosi è splendido. Il loro tifo funge da adrenalina nei momenti più duri. È però necessario che ci sia rispetto. Quando il tifo diventa invasivo, con le persone che inseguono i corridori si creano pericoli. Occorre educazione nei confronti degli atleti che, in quel momento, stanno lavorando. Comunque con la gente si crea un rapporto davvero strettissimo che nel calcio è impossibile, anche solo per le distanze tra spettatori e campo. Dopo le gare su strada ho corso come professionista in mountain bike. Lì ho riscoperto la vera passione per questo sport. Ci sei tu, la bici e la gara, senza alcun gioco di squadra. Dipende tutto da te. Secondo me è il vero ciclismo: non vince la “fuga del fagiano”, vince il più forte. E, fattore non di poco conto, riesci a goderti il paesaggio senza lo stress della strada. Emozioni che fanno tornare bambini.”

Dalla Colombia per girare l’Italia

“Abito in Colombia, sono arrivata a Venezia pochi giorni fa insieme a mio cugino. Mi sono spostata in bicicletta seguendo le tappe del Giro. San Vito al Tagliamento, lo Zoncolan, Sappada. Dopo la tappa sul Lago di Garda andrò a Torino dove sarò impegnata in gara di montagna di 60 km. Da lì mi sposterò in Puglia per pedalare tra Bari e Brindisi. A Scalea mi aspetta una Gran Fondo di 130 km, poi attraverserò tutta la Sicilia. Risalirò in bicicletta lungo il mar Tirreno, da Napoli fino alla Liguria. Dopo di che andrò al Tour de France. Sono molto appassionata di ciclismo e innamoratissima dell’Italia. Ho nel cuore un lago del Nord dalle acque azzurrissime. Tra le mie tappe preferite del Giro c’è il monte Zoncolan: una tappa durissima in un luogo meraviglioso. Il ciclismo è una metafora della vita, contiene tutte le sue caratteristiche: amore, forza, dedizione, carattere e disciplina.”

Inseparabile dalla mia bici da pista

“Questa è la mia bici da pista, comunemente nota come “a scatto fisso”. Mi sono appassionata un paio d’anni fa; inizialmente ero un po’ timorosa perché è un modo di pedalare completamente diverso. Poi mi sono esercitata al velodromo e adesso la utilizzo anche in città per brevi spostamenti.

Oggi è l’occasione perfetta per sfoggiarla in centro! L’utilizzo della bicicletta è stata la conseguenza ad una mia fobia. Non amo gli spazi chiusi e così, quando andavo a scuola, ho preferito abbandonare l’autobus per andare a scuola in bici. Da lì non ho mai smesso di usarla. Non è un cliché: è davvero il mezzo di trasporto perfetto. Ti consente di andare sufficientemente veloce per non arrivare in ritardo e, al contempo, di goderti le bellezze che ti circondano. Il ciclismo è davvero l’emblema della libertà. Il mio ricordo del Giro d’Italia è legato a mio nonno. Lui lo seguiva sempre e io, annoiata dalla gara, cercavo di approfittare dei suoi sonnellini momentanei per cambiare canale. Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata qui oggi a guardarlo dal vivo?”

Giro d’Italia e Land Art

“Vi presento questa iniziativa artistica promossa dalla scuola media di Assisi. Ha impegnato gli studenti per nove mesi, con l’obiettivo di realizzare una mostra di Land Art, una forma d’arte caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale. Abbiamo scelto di esporre i risultati ottenuti proprio nella settimana del Giro d’Italia. In questo modo i turisti possono capire l’importanza di sfruttare e valorizzare il verde pubblico e, più in generale, i territori locali. Assisi non vuole essere soltanto una tappa di passaggio. Desidera essere ricordata affinché le persone possano tornare.”

Le salite come metafora di vita

“Sono qui al Giro perché il ciclismo è uno sport bellissimo. Ti circonda di persone con cui condividere impressioni, sacrifici e sorrisi. Adoro anche il rugby, un altro sport che genera un senso di comunità. Da tifoso ricordo Pantani; per me rappresenta il ciclismo. Le sue imprese in salita simboleggiano la fatica compiuta per raggiungere gli obiettivi. Poi, dopo l’impegno profuso, puoi rilassarti in discesa.”

“Siamo di Brescia e abbiamo sfruttato l’arrivo ad Iseo per venire a vedere il Giro. Siamo qui in bici ovviamente! Adesso ci stiamo rilassando dopo la pedalata. Siamo i classici ciclisti della domenica che, dopo lo sforzo, ne approfittano per rifocillarsi davanti al panorama. Io sono un fotografo e, nella mia vita, ho immortalato tanti ciclisti. Il mio ricordo del Giro è attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Il mio amico, invece, è appena tornato dall’India. È rimasto là due anni, è tornato proprio in occasione della Corsa Rosa. Il ciclismo ha sempre unito tutti. La Guerra si fermava quando c’era il Giro. Mio nonno mi raccontava che nessuno sparava più. Ha il potere di creare legami tra gli sconosciuti. Il mio sogno è quello di seguire tutte le tappe del Giro con un camper. Magari un giorno lo farò.”

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“Sono un barbiere, con mio fratello gestisco due negozi a Roma. Mia madre è una parrucchiera e ci ha trasmesso la passione per questo lavoro. Negli ultimi anni la figura del barbiere si è rivalutata grazie alla moda di curare barba e baffi. Amo la mia attività perché mi permette di incontrare persone di ogni genere. Nella mia barberia entrano persone molto diverse tra loro e questo favorisce il dialogo. La considero una sorta di bar moderno. Pensandoci bene è un’atmosfera simile a quella dei tifosi di ciclismo che, ai margini delle strade in attesa della corsa, stringono amicizia con facilità e allegria.”

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“Eccomi qui, sono Mr Giro! Sono presente tutti gli anni, insieme ai miei amici, con uno striscione dedicato a Pantani, il Pirata. Questo costume è stato ideato nel 2004. Io e un mio amico eravamo alla tappa di Colle delle Finestre vestiti da cow boy per controbattere agli “indiani della valle”, ossia ai tifosi avventurieri appostati sulla Cima Coppi. Poi ho comprato questa tutina perché volevo diventare Mr Giro! Il mio più bel ricordo della Corsa Rosa è legato a  Marco Pantani nella tappa Briançon – Sestriere del 2000. Fece il gregario a Stefano Garzelli che poi vinse. Fu un’emozione straordinaria e da lì portiamo Marco nel cuore”.

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“Mi sono appostato in una posizione perfetta. Adesso sto qui e aspetto i corridori. Anche ieri ero tra il pubblico a Pratonevoso, domani tornerò a casa, in Toscana. Sono compaesano di Cipollini, è grazie a Cesare, il fratello maggiore di Mario Cipollini, che ho iniziato a seguire il ciclismo. Lo seguivo ovunque. Ho supportato anche Mario, in particolare quando vinse il campionato del mondo a Zolder nel 2002. Guardando il filmato del suo arrivo al traguardo è possibile vederci. Eravamo un fan club di 26 persone, quando arrivò in volata esultammo saltando, all’apice della gioia. Oltre a questo episodio, ricordo anche la volata finale a Bormio nel Giro del 2004. Vinse Damiano Cunego davanti ai miei occhi. Spettacolare! Non ho un campione particolare, siamo qui a tifare un po’tutti. È anche l’occasione per prendere una pausa dalle mogli! Il ciclismo unisce molto. È un esempio raro visto che oggi si litiga per tutto: dal calcio alla politica”.

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“Sono qui con la bandiera italiana ad aspettare il Giro. Ho corso come dilettante di prima categoria fino a 22 anni. Poi, pur avendo smesso, non ho mai smesso di guardarlo. Quest’anno sono andato in pensione e ho sfruttato l’occasione per assistere dal vivo. Tra i campioni che mi sono rimasti nel cuore c’è Marco Pantani. Più recentemente sono rimasto conquistato dalla vittoria di Vincenzo Nibali , due anni fa. A Sant’Anna di Vinadio. Fu un’impresa strepitosa! Quest’anno purtroppo Aru non si dimostra in forma, speriamo in Domenico Pozzovivo . Il ciclismo è lo sport migliore, a mio parere. Permette di essere vissuto sia individualmente sia in squadra. Ti consente di vedere luoghi meravigliosi. Vedere come le persone affrontino lunghe e faticose camminate sfidando anche la pioggia e il freddo, fa capire quanto sia amato dalla gente. Nel calcio ci si accapiglia tra tifoserie rivali, qui si tifa per tutti. Il ciclismo crea legami di amicizia, facendo leva sulla passione comune degli spettatori”.

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“Sono un albergatore di Cervinia, ogni volta che c’è una manifestazione cerco di dare il meglio di me stesso. I valdostani sono un po’restii a fare festa. Non a caso il Papa diceva che in Val d’Aosta si possono trascorrere delle vacanze all’insegna della massima discrezione. Io però cerco sempre di esprimermi, per il turismo è molto importante. Abbiamo qui la montagna più bella del mondo, dobbiamo sfruttarla e farla conoscere al meglio. Le tappe di montagna permettono di far incontrare tante belle persone e, soprattutto, luoghi meravigliosi.”

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“Siamo qui per vedere l’arrivo del Giro. Siamo nati in Toscana ma viviamo a Milano per lavoro. Ci piace lo spettacolo del ciclismo in generale, non abbiamo un corridore preferito attualmente. Le tappe di montagna sono le più affascinanti, appena possibile le seguiamo davanti alla televisione. Le immagini di Pantani e le vittorie di Cipollini fanno parte di noi. Mario è quasi un nostro compaesano, lo vediamo ancora oggi per le strade di Viareggio ad allenarsi. Il ciclismo ti mette alla prova: sia negli allenamenti che nella gara. È un vero sport, nel senso più autentico del termine. Chi sale sulla bici sa che è destinato a fare fatica. Lo pratica solo chi lo ama davvero.”

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“Questo costume è stato riprodotto ispirandosi ad un quadro del 1800 ritrovato in una baita abbandonata. Il Comune ha deciso di riproporlo con alcune rivisitazione. Nonostante Cervinia sia una località molto nota, l’arrivo del Giro permette di attrarre anche chi non è mai venuto qui perché poco appassionato alla montagna o all’alpinismo.
Mi ricordo del Giro fin da piccola, era l’occasione per conoscere i paesi della nostra meravigliosa Italia. Oggi speriamo di far conoscere ancora meglio le bellezze di Cervinia.”

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“Siamo appassionati di ciclismo, specialmente di GranFondo di cui ho disputato diverse gare come la Nove Colli e la Aprica Mortirolo. Inizialmente gareggiavo per la coppa del mondo di sci acrobatico. Poi nel 1989 mi sono rotta il ginocchio e mi sono data al ciclismo. Mi sono innamorata della bici da corsa e ho iniziato a pedalare. Purtroppo qui il clima è spesso perturbato e ci sono molti dislivelli. Non è semplice! In quest’ultimi anni non abbiamo un vero e proprio idolo ma seguiamo ugualmente la competizione dal vivo. I cani ci accompagnano, sono felici appena vedono che prepariamo le valigie.”

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