Giro Archives | Pagina 10 di 21 | #StorieDalGiro

Giro d’Italia è nel cuore

“E’ stata una giornata meravigliosa, tempo bello, gente magnifica, una giornata di sport bellissima con gli amici, con i tifosi. Non ce n’è, il Giro d’Italia è nel cuore. Tutti gli anni passa e io, due o tre tappe devo vederle, mi ricorda mio nonno, quando mi portava a vedere i corridori. Io ero troppo piccolo e non capivo niente, ma c’era qualcosa dentro…”.

Il giro va oltre il campanilismo

“Questa mattina abbiamo deciso, con i ragazzi del paese accanto, di fare il gran premio della montagna e ritornare giù. Ho la pedalata assistita ma ho deciso di partire con il motorino spento. Quando è arrivato il momento di accenderlo c’è stato un piccolo inconveniente: non ripartiva e ho pensato che la situazione si sarebbe fatta molto dura. Fortunatamente è ripartita e abbiamo concluso il nostro piccolo giro. 16 ragazzi, tutti pitturati, ci siamo fatti prendere abbastanza dall’iniziativa. Solitamente tra i nostri 2 paesi c’è un po’ di campanilismo, per usare un eufemismo, soprattutto per motivi calcistici, ma il giro unisce tutti e va oltre qualsiasi rivalità.”

Passione Monociclo

“Ho iniziato in bicicletta e poi sono passato al monociclo, ma una non esclude l’altra. Corro con entrambe. Faccio gare su distanza anche con il monociclo. Ho fatto i mondiali di monociclo e ho il record italiano di distanza su sterrato. E’ diventata la mia passione, lo uso quotidianamente. Questo è una scatto fisso, il rapporto è diretto 1:1, è la tua gamba che fa il ritmo, in salita, in discesa o in pianura. Sei sempre a giocare in equilibrio, come nella vita”.

Alcuni di noi sono collezionisti

“Giriamo per tutta l’Italia esclusivamente con abbigliamento e bici d’epoca. Siamo partiti il 22 di gennaio da Lonigo con “L’Artica” e termineremo a fine ottobre, dopo “L’Eroica”, con “L’Imperiale” lungo la via appia.  Alcuni di noi sono collezionisti, recuperiamo tutto all’estero o nelle cantine. Io ho iniziato con una bici e sono arrivata ad averne 6, qualcuno è arrivato ad averne 30! Un modo per non far dimenticare la storia della bici e del ciclismo. E’ una malattia.”

Ciclismo significa libertà

“Ho 2 ciclisti in casa. Per noi il ciclismo significa libertà. Quando siamo in bici passa tutto!”

Paolo Bettini

“Il giro è arrivato alla centesima edizione. Ha una storia incredibile. Siamo cresciuti tutti con la passione del Giro e tutti aspettavamo maggio nella speranza che gli organizzatori avessero portato una tappa del percorso vicino casa. E’ sempre stato un passaggio fondamentale nella vita degli italiani, non solo degli appassionati di ciclismo o di chi correva come me. Io ricordo ancora i primi confronti/scontri tra Moser e Saronni. Ricordo le loro battaglie e io crescevo ispirandomi a loro. Ora siamo qua, dopo le nostre lunghe carriere a vivere, seppur in maniera diversa, il giro lungo quelli stessi paesi, le stesse strade che ci hanno visto  protagonisti. Pochi giorni fa, ad esempio, siamo passati dalla Calabria, che mi vide indossare la Maglia Rosa, io che il giro non l’ho mai vinto. La soddisfazione, però, di portarmi quella maglia fino in Toscana, da Grosseto a Pistoia, e indossarla davanti alla mia gente, ai miei tifosi, fu immensa. Il Giro è questo: emozione. E’una grande festa popolare  perché non siamo noi a dover andare a cercare il giro, ma è la corsa in rosa che viene da noi. Siamo qui e alla gente basta aprire una finestra per trovarsi magicamente sulle strade della corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo”.

Paolo Bettini – campione olimpico su strada ai Giochi di Atene 2004 e campione del mondo 2006 e 2007

Io e Ginettaccio

“Ero presidente della società sportiva dove correva Gino Bartali da giovane. Siamo diventati molto amici, lo frequentavo quotidianamente, sempre, dal giorno in cui ci siamo conosciuti fino all’ultimo. Io ero lì. Era il 1987 quando pensai di dedicargli un museo perché lui non era solo un grande campione, era un grande uomo: dolce, scorbutico perché diceva sempre quello che c’era da dire, e sincero,  veramente molto sincero. Mi venne questa idea del museo, ma lui non voleva. Non voleva raccontare degli ebrei. Dopo tanti anni ancora non voleva essere scoperto. Lui il museo non lo voleva. Disse “va bene” solo a patto che si fossero raccontate anche le storie di chi andava sì più piano di lui, ma facendo più fatica. Perché la fatica è il valore. Allora facemmo il Museo del ciclismo, con la storia del ciclismo e della bicicletta. Abbiamo cercato di mettere qui quello che Gino avrebbe voluto. Moser ci regalò la ruota lenticolare del record dell’ora, Alfredo Martini la Maglia Rosa che indossò per un solo giorno nel lontano 1950. Nel 1990 Bartali mi diede le sue tessere da corridore, dove c’è ancora scritto Società Sportiva Aquila. Quello è il pezzo del museo che ho sempre sentito un po’ più mio, ma ciò che resterà sempre nel mio cuore è il rapporto che avevo con lui. Quello che sto facendo, se sono ancora qui, dopo 2 interventi al cuore, è perché venga rispettata la volontà di Gino. Noi non eravamo amici, di più. Aveva 3 figli, forse io ero il quarto”.

Andrea Bresci, museo del ciclismo di Ponte a Ema

Non è semplice

“Abito qui. Vado in bici su queste strade. Non è semplice”.

Vengo dagli stati Uniti, sono una fotografa

“Vengo dagli Stati Uniti, sono una fotografa. Ho appena fatto gli ultimi 20 km della corsa ed è stato fantastico. Negli Stati Uniti fanno vedere solo il tour. Conoscevo solo quello ed ero una gran tifosa di Greg LeMond. Poi ho scoperto il Giro nel 2005, quando vinse Paolo Savoldelli. Ora abito in Italia, a Bassano del grappa. Adoro l’Italia e Bassano è perfetta per andare in bici. E’ colpa del giro se mi sono trasferita qui”.

“Questo carretto l’ho addobbato io, in tradizionale stile siculo. Le immagini raffigurano la storia dell’Orlando Furioso.
Sono amante delle moto, del turismo e delle tradizioni siciliane. Mi appassionano le due ruote e, per questo, seguo anche il Giro d’Italia. Quando avevo 10 anni lavoravo qui, in Piazza Duomo. Guardavo il Giro sul televisore in bianco e nero esposto in vetrina nel negozio vicino. Ci ritrovavamo tutti lì. Io tifavo per Coppi e Bartali.”

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“Lavoro A’ Piscarìa da tanti anni, sette giorni su sette. Solo d’estate riposiamo un po’. Il Giro d’Italia non lo guardo sempre, mi interessa solo che vinca un Italiano.

Chi ricordo del passato? Gimondi, Bartali… Italiani!”

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“Vengo dalla Repubblica Ceca, amo il ciclismo, amo l’Italia, non posso che amare il giro!”.

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“Il ciclismo in Eritrea sta andando bene, benissimo. E’ sempre andato bene, come il calcio. Ovviamente è dipeso dagli italiani. Avevamo una grande tradizione, l’abbiamo sempre avuta. C’era questo grande corridore: Berbere, lui andava forte, batteva anche gli italiani. Poi, con l’arrivo degli etiopi, la federazione del ciclismo scomparve, e tutti gli sport ne subirono le conseguenze. Per fortuna le cose sono migliorate, e oggi possiamo venire qui ad applaudire i nostri Berhane e Teklehaimanot, sono le nostre bandiere”.

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“Questo disegno l’abbiamo fatto io e la mia sorellina. Io e lei siamo dei gran sostenitori di Davide, lo incitiamo sempre e tutte le volte che possiamo andiamo a vederlo”.

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“Per me il Giro d’Italia è passione, coraggio e la bici è lealtà, condivisione della fatica e rispetto. E’ darsi del tu. E’ la mia vita praticamente.. Sono 15 anni che seguo il Giro.. mi diverte, mi entusiasma e mi rilassa. Di solito scelgo varie tappe e le seguo dalla partenza all’arrivo, principalmente scelgo le tappe di montagne. Ricordo la prima volta che sono andato con mio nonno, nel 1979: siamo andati in motorino, con grande sacrificio, a vedere una tappa in Liguria. E’ lui che mi ha trasmesso questo amore, questa passione per il ciclismo… per me la bici è l’unica cosa che è sempre rimasta fedele”.

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“Siamo venuti fino a qui per tifare il proprietario, fino ad adesso, della Maglia Rosa. Due anni fa sono andato a vederlo vincere a Trieste. Sono sei la persone che potrebbero vincere oggi, noi ci auguriamo che sia Nairo.. in ogni caso, sarà un festa!”

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“Siamo qui per passione, seguiamo il Giro spesso e volentieri. Quest’anno non siamo riusciti a fare la salita in bici, ma l’importante è esserci. E’ bello il contorno, l’ambiente: è uno sport gratuito. Si viene per far festa”.

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“Due anni fa Cavendish passò di qua con la maglia Rosa. Fu una gara bellissima. Quest’anno la vedo più avvincente. Ti coinvolge di più. Sarà perché è il centesimo Giro”.

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