“Questa bici è in legno, l’ho costruita io. Sono un artigiano e 3 anni fa, per gioco, mia figlia, anche lei appassionata di ciclismo, mi ha sfidato a costruire una bici in legno. Nel giro di pochi mesi realizzai il primo prototipo. All’inizio aveva alcuni difetti, poi riuscii a perfezionarla e ora credo di aver raggiunto un buon risultato. Ho fatto anche delle gare con questa bici. Ho partecipato perfino ad alcune Granfondo“.
“Prima ero un ciclista, ora mi è venuta un po’ di pancia e tra il lavoro e altro ho dovuto abbandonare. Quando avevo 25 anni c’era il Panta e quando correvo in bicicletta pensavo sempre a lui. Ricordo quando lui vinse a Campo Imperatore, non ricordo bene l’anno, poteva essere il ’95 o il ’96, era maggio ma c’era ancora la neve e io e un mio amico salimmo in bicicletta. C’era un tempo da lupi. Fu magnifico!”.
“Corro in bicicletta nella categoria Elite. Pratico il ciclismo da quando avevo 18 anni, ma sono solo 2 anni che corro. Avevo iniziato in MTB con mio papà e poi ho iniziato a fare le Granfondo. Ho fatto la salita insieme a Moser e Ballan ed è stato un onore perché correre accanto a campioni simili è un’emozione incredibile!”.
“Il bello del Giro è che fai amicizia con tutti quelli che passano. Puoi berci insieme, mangiare un panino. Il bello del ciclismo è questo. Tutti lo guardano, nessuno tifa contro nessuno, siamo tutti qui per la tappa, siamo tutti amici di tutti…e poi siamo tutti Polli!”.
“Siamo della provincia di Siena, dal Monte Amiata, siamo partiti questa mattina, abbiamo fatto una salita fermandoci ad ammirare il paesaggio, i compagni di salita, abbiamo festeggiato con qualche avventore che abbiamo trovato lungo la strada e siamo arrivati fin qui. Il palloncino doveva essere un aiuto per la salita, ma forse non lo è stato”.
“La prima volta non andò benissimo, avevo 9 anni e mi illusi di vedere Gino Bartali. Feci 18 chilometri senza mangiare, senza niente, col sole caldo. Svennì e mi persi il passaggio della corsa. Su 100 giri d’italia ne avrò visti almeno 60. Ne ho persi alcuni perché sono stato qualche anno negli Stati Uniti. Poi sono rientrato e da allora se passa in Abruzzo vengo sempre, perché ho dato tanto al ciclismo, ma il ciclismo mi ha dato molto di più. E’ uno sport di sacrificio, di sofferenza: 5, 6 ore a pedalare, magari sotto le intemperie, neve, pioggia… E’ una cosa che mi affascina, è più forte di me, almeno 1 o 2 volte all’anno devo essere presente”.
“Siamo qua da ieri pomeriggio, abbiamo dormito qui, in tenda, ci siamo aiutati con l’antigelo. L’arrivo quassù meritava una notte all’addiaccio. Sono anni che ci organizziamo per gli arrivi in montagna. Lo scorso anno siamo andati a Roccaraso, un altro anno ancora a Campitello Matese. Quando ci sono gli Appennini, se ci possiamo arrivare comodi, veniamo sempre. Passiamo il week-end in mezzo alla natura. C’è tutto, natura, sport, amicizia, a noi piace soprattutto quello. Un giorno saranno dei bei ricordi”.
“Siamo dell’Associazione Onlus di Guardia Piemontese Marina, organizziamo il carnevale occitano, che si svolge ogni anno ed è ormai giunto alla decima edizione. Ci hanno chiesto di organizzare qualcosa di goliardico per il Giro, ed eccoci qua. Siamo tifosi, io ero Pantaniano. Ricordo il suo ultimo Giro. Io lavoravo in albergo, lui stava nel nostro albergo. Ho ancora le foto insieme a lui”.

“Una volta vidi una tappa a Col Fosco, tanti anni fa, poteva essere 20 anni fa. Fu bellissimo!”
Condividi questa storia

“Questo costume è il costume tipico della Val Pusteria e si portava nelle giornate festive. Ancora oggi lo portiamo nei giorni di festa, da più di 100 anni. Oggi c’è il giro, ed è un giorno di festa. Quale occasione migliore?”.
Condividi questa storia

“Seguo il Giro d’Italia dai tempi di Pierino Baffi. Una volta lo spinsi in salita fino alla parte in piano. Facevano la Valassa, con arrivo a Vicenza. Vinse in volata”.
Condividi questa storia

“E’ la mia prima volta al giro, ma di certo non sarà l’ultima. E’ veramente la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo!”
Condividi questa storia

“Il Pordoi l’ho fatto un sacco di volte, anche l’anno che vinsi il Giro. Fignon mi staccò proprio qua. Cercai di inseguirlo. Era la terzultima tappa. Il giorno prima arrivammo a Selva. Il giorno dopo c’era Selva e Arabba. Si faceva la prima volta il Campolongo, poi da Arabba si facevano ancora i Passi. Fignon andò via. Io ero con Argentin e Baronchelli. Riuscii a contenere il distacco, poi vinsi con la cronometro di Verona. Ovviamente ricordo benissimo i giri che ho corso, ma ho ben presente anche quelli da bambino. Una volta andammo su alle 3 cime di Lavaredo. Avrò avuto 11 anni. Eravamo senza vestiti, faceva un freddo cane, d’altronde eravamo partiti da casa che faceva caldo. Quando arrivammo su cominciò a nevicare. Vinse Merckx quella volta, lo ricordo bene. Un’altra volta venimmo su alla Malga Ciapela con il pullman. La tappa non arrivò mai, perché aveva nevicato. Mettemmo su le catene e andammo su al Fedaia, passando prima dal Pordoi, perché allora non c’era la salita. Avevamo il pullman pieno di vino, che noi di Palù non ci muoviamo mai senza. Facemmo il vin brulè per tutti, fu una giornata memorabile. Una volta il Pordoi faceva da Cima Coppi quasi tutti gli anni. Credo sia stato Cima Coppi una quarantina di volte. Questa montagna è mitica!”.
Francesco Moser, Campione del Mondo 1977 e vincitore del Giro d’Italia 1984
Condividi questa storia

“Sono nato per vivere, non per morire!”.
Condividi questa storia

“Vengo dal Giappone, l’anno scorso sono andata al Tour, ma quest’anno non potevo perdermi il centesimo Giro d’Italia. Sono una tifosa di Peter Sagan. Non c’è al Giro? Non importa. Il Giro è uno spettacolo anche se lui non c’è!”.
Condividi questa storia

“Noi siamo delle tifose e delle appassionate. Il Giro passa sempre davanti a casa nostra. Per il noi il Giro è vita, uno spettacolo, l’inizio di stagione, trascina gente da tutto il mondo, vengono dal Brasile e dall’Australia, li senti parlare tutte le lingue. Questo è bello”.
Condividi questa storia

“Per me il ciclismo è vita. Quando pedali ti sistemi la testa, ti rilassi e ti fa star bene. E poi provi delle emozioni che negli altri sport non trovi”.
Condividi questa storia