Giro Archives | Pagina 20 di 21 | #StorieDalGiro

Passione di famiglia

“Ho accompagnato mia mamma. E’ lei l’appassionata di ciclismo.Ha una vera malattia per il Giro.E’ venuta qui per Nibali, secondo lei al momento non c’è altro. Le è sempre piaciuto il ciclismo. La passione gliel’ha trasmessa mio nonno, suo padre”.

Il profeta

“Sono napoletano, ma vivo a Olbia da 30 anni. Sono un orafo e un artista, ma sono anche un profeta”.

Non sappiamo nulla di questo festival!

“Veniamo dalla Polonia. Non sappiamo nulla di questo festival!”.

Il pescatore algherese

“Questo è l’abito del pescatore Algherese. Risale al 1826. I primi riferimenti si trovano in alcune tavole di Alessio Pittaluga. Li produciamo ancora con telai antichi, tessuti a mano. Poterli indossare al Giro d’Italia ci rende orgogliosi”.

Non sono appassionata di ciclismo

“Non sono appassionata di ciclismo, ma in questi giorni non posso fare a meno di seguire il Giro”.

L’abito a Bordau

“Veniamo da Sestu, in provincia di Cagliari.  Questo vestito si definisce “a bordau” perché si porta con questa gonna che proveniva, agli inizi dell’800,da bordeaux, in Francia. Piaceva talmente tanto che ci fu persino una fabbrica a Cagliari che produceva questo tipo di stoffe. E’ una stoffa che le signore usavano per andare a messa o durante le processioni. Il giacchino, invece, inizialmente aveva degli sbuffi, con tante”passemanerie”, ma col tempo cambiò. Cagliari è un porto di mare e le mode cambiano velocemente”.

Jacques Van Meer

“Prima ero un corridore professionista: sono stato Campione d’Olanda negli anni ottanta. Ho partecipato due volte al Giro. Nel 1985, dopo aver fatto il giro d’Italia, avrei dovuto partecipare al Tour, ma ero in una squadra francese e i capi preferivano avere corridori d’oltralpe, ma poco prima della partenza della grande boucle un corridore francese s’infortunò. Io ero in vacanza. Dovetti partire per la Bretagna senza la mia bici.  Feci la prima tappa a Crono con la bici di un altro. Arrivai terzo in classifica e vinsi la maglia verde”.

Jacques Van Meer

Guardavo Eddy Merckx con mio padre

“Mi chiamo Natalino, sono di Alghero. E’ la prima volta che abbiamo i ciclisti qui ad Alghero: è una bella cosa. Quando ero piccolo guardavo Eddy Merckx con mio padre. Oggi come oggi i corridori li vedo e non li vedo, ma il ciclismo mi appassiona sempre”.

Viaggiatori Suonatori

“Ci siamo conosciuti in viaggio. Abbiamo imparato a suonare camminando. Come dicono i sardi: è sul cammino che si assesta il carro”.

“Sono un appassionato, non potrebbe essere altrimenti. Mio figlio correva a livello agonistico fino ai juniores e poi nei dilettanti. Gli facevo un po’ da allenatore, da manager, da preparatore. Ora ha smesso, ha 34 anni, ma correva con Nibali. Son soddisfazioni”.

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“Quando vedo il giro penso sempre a mio nonno. Era un grande appassionato di ciclismo. Qualche anno fa passarono davanti a casa nostra e lui era lì fuori a esortare tutti i corridori. Con il giro la mente va all’infanzia. Inevitabilmente. Noi facciamo parte del corteo dell’ente Giostra Quintana di Foligno, faremo la premiazione all’arrivo ma non saremo vestiti così, indosseremo degli abiti rinascimentali.”

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“Noi siamo una squadra, a noi piace la salita, è una cosa fantastica. Questa scritta l’abbiamo fatta per la nostra terra, l’Abruzzo. Abbiamo avuto un po’ di vicissitudini ma si riparte. Piano, piano”.

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“Vengo da Napoli, mia moglie avrebbe dovuto seguirmi in macchina, ma purtroppo non l’hanno fatta salire con l’auto. Sono un appassionato, tifoso è una parola che non mi piace, non si adatta bene al ciclismo, per me il tifo è una forma di fondamentalismo, non mi fa impazzire. Chiaro, se vince Nibali mi fa piacere, ma il bello della bicicletta è che vince comunque il più forte, la bici non mente”.

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“Il mio fidanzato lavora con la RAI e io ne approfitto per seguire il Giro. Ora dovrò andare qualche giorno a  Roma per lavoro, ma poi torno”.

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“Da ragazzino ero rapito dall’eterna lotta tra il Cannibale e Gimondi. Sono 2 figure che mi hanno colpito molto e a cui ripenso sempre quando guardo il Giro. Provo a immaginare cosa potrebbero fare quei 2 mostri sacri oggi con la tecnologia, le comunicazioni con la squadra e tutto il resto. Di solito la corsa la guardiamo in Tv, ma oggi era vicino a dove abitiamo e così siamo venuti di persona. Ne abbiamo approfittato per fare un’escursione a piedi, abbiamo fatto già una decina di chilometri. Siamo partiti stamattina e poi rientreremo prima che faccia buio.”

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“Questa bici è in legno, l’ho costruita io. Sono un artigiano e 3 anni fa, per gioco, mia figlia, anche lei appassionata di ciclismo, mi ha sfidato a costruire una bici in legno. Nel giro di pochi mesi realizzai il primo prototipo. All’inizio aveva alcuni difetti, poi riuscii a perfezionarla e ora credo di aver raggiunto un buon risultato. Ho fatto anche delle gare con questa bici. Ho partecipato perfino ad alcune Granfondo“.

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“Prima ero un ciclista, ora mi è venuta un po’ di pancia e tra il lavoro e altro ho dovuto abbandonare. Quando avevo 25 anni c’era il Panta e quando correvo in bicicletta pensavo sempre a lui. Ricordo quando lui vinse a Campo Imperatore, non ricordo bene l’anno, poteva essere il ’95 o il ’96, era maggio ma c’era ancora la neve e io e un mio amico salimmo in bicicletta. C’era un tempo da lupi. Fu magnifico!”.

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“Corro in bicicletta nella categoria Elite. Pratico il ciclismo da quando avevo 18 anni, ma sono solo 2 anni che corro. Avevo iniziato in MTB con mio papà e poi ho iniziato a fare le Granfondo. Ho fatto la salita insieme a Moser e Ballan ed è stato un onore perché correre accanto a campioni simili è un’emozione incredibile!”.

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