“Siamo stati compagni di squadra, siamo amici ormai da 8 anni. Sempre amici. E anche se abbiamo smesso di correre, continuiamo a sentirci e ora facciamo gli amatori. Abbiamo fatto qualche garetta, così per stare in gruppo. Non possiamo più fare a meno della bici”.
“Questa è la mia prima passione. Avevo 4 anni e mezzo, ho visto la tappa del ’52 Bolzano – Bergamo che passava fuori da casa mia in Valcamonica. Io ero lì con la biciclettina regalatami dalla nonna, sono andato sulla statale dove sarebbe passata la carovana.. e mi ricordo tutti, c’erano Coppi, Magni, Bartali. Quel giro lo vinse Coppi”.
“Abbiamo la passione per le due ruote, andiamo anche in bici ma questa è l’occasione per seguire il Giro d’Italia. Ieri abbiamo fatto lo Stelvio, magari domani facciamo il Pordoi in bici e ci spostiamo di nuovo”.
“Ricordo quando ero sul Mortirolo nel ’94, quando è “nato” Pantani. Io ero lì perchè sono nato ai piedi del Mortirolo, a Mazzo di Valtellina. Nessuno di noi sapeva chi fosse “Pantani” perché non avendo telefonini, televisione e radio, non sapevamo che il giorno prima avesse vinto una tappa al Giro e ci trovammo questo uomo con la maglia Carrera senza capelli in testa al gruppo. Era lui, Marco Pantani”.
“Qui a Moena ho vinto una bella tappa del Giro d’Italia nel 1966, ho vinto tutti i Gran Premio della Montagna, ricordo che nevicava! Non come nella fotografie che vediamo del Gavia, ma nevischiava, ma capita, è normale!
Quel Giro è stato importante: ho vinto un paio di tappe, il Giro e la classifica a punti. Per il momento siamo solo io, Saronni e Merckx ad aver vinto Giro e classifica a punti. E’ stato un anno in cui sono andato molto forte e quando uno va si diverte anche, non ho mai fatto fatica.. si, in alcuni attimi, ma…
Ora, con la “scusa” che devo fare il Giro d’Italia, mi devo preparare prima e stare bene ma non faccio troppa fatica a pedalare, cerco dei percorsi più o meno pianeggianti… e poi d’altronde mia mamma ha sempre detto “Zucch e melon a la sua stagion” e io cerco sempre di seguire questo consiglio!”
Gianni Motta, vincitore del Giro d’Italia 1966, di un Giro di Lombardia e di tre Giri dell’Emilia
“Io sono il Lumi, l’uomo luminoso che segue il Giro e qualche volta il Tour, dando la luce e ravvivando la corsa”.
“Questa è la bandiera del Team Sky, però purtroppo quest’anno gli infortuni… Tifiamo soprattutto per Landa. Anche questo è il giro: c’è la fortuna e la sfortuna, è due anni che è sfortunato; adesso è in fuga e speriamo riesca a fare qualcosa di concreto”.
“Il ciclismo è il mio sport, ne sono innamorato. Ho corso per 19 anni fino ai 24 anni, poi ho cominciato a lavorare, ma ogni volta che ci sono questi avvenimenti, ecco che si prende la scusa per fare un giorno di ferie e venire a vedere passare i corridori. Mi dà soddisfazione, mi identifico perché per tanti anni ho fatto la stessa vita… ho fatto anche il Giro d’Italia ma tra i dilettanti… ho sempre vinto tante corse nella mia carriera, però a quel livello non ho trovato quello spunto per poter passare oltre. Per me il ciclismo è stato importante, una scuola di vita che mi ha fatto diventare grande”.
“Siamo amici e volontari della comunità Don Lorenzo Milani di Sorisole e seguiamo il Giro per passione, sono anni che lo facciamo: il Giro è il Giro. Vengo dal sud e vivo a Bergamo, un posto dove la bici è il quotidiano, è andare a prendere il pane, è andare a fare la spesa, è andare in Chiesa. Era il mezzo per muoversi negli anni ’70 e ’80, oggi un po’ meno ma sta tornando grazie alle piste ciclabili “.

“Siamo di Ferrara, la “città delle biciclette”. Il luogo ideale per ospitare il Giro d’Italia. Qui ci muoviamo tutti in bici, siamo addirittura in troppi! Il ciclismo è uno stile di vita: la bici resetta tutti i pensieri negativi, stimola l’endorfina e ti rasserena interiormente. Ricordiamo Pantani, il campione di Cesenatico rimasto nel cuore di tutti. Da piccoli seguivamo maggiormente il Giro; era più semplice coltivare le proprie passioni senza gli impegni che la vita ti riserva in età adulta. Rimane, comunque, una bellissima festa.”
Condividi questa storia

“Questa è la mia bici da pista, comunemente nota come “a scatto fisso”. Mi sono appassionata un paio d’anni fa; inizialmente ero un po’ timorosa perché è un modo di pedalare completamente diverso. Poi mi sono esercitata al velodromo e adesso la utilizzo anche in città per brevi spostamenti.
Oggi è l’occasione perfetta per sfoggiarla in centro! L’utilizzo della bicicletta è stata la conseguenza ad una mia fobia. Non amo gli spazi chiusi e così, quando andavo a scuola, ho preferito abbandonare l’autobus per andare a scuola in bici. Da lì non ho mai smesso di usarla. Non è un cliché: è davvero il mezzo di trasporto perfetto. Ti consente di andare sufficientemente veloce per non arrivare in ritardo e, al contempo, di goderti le bellezze che ti circondano. Il ciclismo è davvero l’emblema della libertà. Il mio ricordo del Giro d’Italia è legato a mio nonno. Lui lo seguiva sempre e io, annoiata dalla gara, cercavo di approfittare dei suoi sonnellini momentanei per cambiare canale. Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata qui oggi a guardarlo dal vivo?”
Condividi questa storia

“Come dimostra questo striscione, Scarponi è sempre con noi. Portiamo il suo ritratto ovunque, esibendolo in ogni occasione utile. Eravamo suoi amici e grazie a lui ci siamo appassionati al ciclismo. Aveva sempre la battuta pronta, scherzavamo molto. Il suo fedele pappagallo è diventato famoso. Dopo la morte di Michele, si appollaiò sul cartello che indicava il luogo dell’’incidente mortale. Se fosse un caso non lo sapremo mai.”
Condividi questa storia

“Abito a Osimo, sono qui con la polo Rosa abbinata al Giro d’Italia e la mia fedele Nala. Sono contento che la mia città abbia ospitato partenza e arrivo del Giro, serve a darle un po’ di visibilità. Non sono un tifoso ma ho dei ricordi bellissimi di Pantani. Il ciclismo è simbolo di forza: ce ne vuole tantissima sia fisica che mentale.”
Condividi questa storia

“Abito a Cuneo ma sono una modella e viaggio spesso per lavoro. Trovandomi da queste parti ho sfruttato l’occasione di passare da Imola per vedere il Giro. Mi ricordo quando feci una foto con Pantani. Avevo 8 anni ma mi emozionai molto. Il ciclismo è uno sport bellissimo: richiede enormi sacrifici ma ti permette di visitare posti stupendi.”
Condividi questa storia

“Questa è la nostra bandiera. Arriviamo dai Paesi Baschi e siamo in Italia per l’Erasmus. Io amo molto il ciclismo, lo praticavo con gli Under 23. Penso che il Giro d’Italia sia la gara più bella del mondo. Al Tour de France spetta il secondo posto. Credo che per diventare un professionista si debba nascere baschi o italiani. Sono i più forti e con la cultura ciclistica più radicata. Ho tanti ricordi legati al Giro: su tutti ricopre un posto d’onore la mitica foto in cui Coppi e Bartali si passano la borraccia. Seguirò tutte le tappe, proprio come l’anno scorso. Ci vediamo a Roma per il finale!”
Condividi questa storia

“Questa maglietta è un ricordo della pedalata cicloturistica percorsa con Moser in Trentino. Sono quasi 30 anni che vi partecipo. Dopo ci si riposa mangiando in sua compagnia. Lo conosco molto bene ormai, mi sento uno di famiglia. È il mio campione preferito. Mi sono appassionato al ciclismo dopo essermi infortunato al ginocchio giocando a calcio. Lo considero uno sport completo dove si spendono tantissime energie e in cui conta moltissimo l’affiatamento tra i compagni.”
Condividi questa storia

“Siamo membri attivi del Giro d’Italia d’Epoca, un circuito di eventi dedicati al ciclismo d’epoca. Sono appuntamenti dove centinaia di amanti del ciclismo, con mezzi antichi e abbigliamento adeguato, ripercorrono le strade calcate dai grandi campioni del passato. Siamo una vasta comunità, con persone di tutta Italia. Oggi siamo qui per omaggiare il Giro e affrontare la tappa in programma. Amo l’atmosfera gioiosa della Carovana, una vera e propria magia. Mi emoziona molto anche vedere gli anziani che, appoggiati alle transenne, assistono all’arrivo dei corridori.”
Condividi questa storia

“Vi presento questa iniziativa artistica promossa dalla scuola media di Assisi. Ha impegnato gli studenti per nove mesi, con l’obiettivo di realizzare una mostra di Land Art, una forma d’arte caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale. Abbiamo scelto di esporre i risultati ottenuti proprio nella settimana del Giro d’Italia. In questo modo i turisti possono capire l’importanza di sfruttare e valorizzare il verde pubblico e, più in generale, i territori locali. Assisi non vuole essere soltanto una tappa di passaggio. Desidera essere ricordata affinché le persone possano tornare.”
Condividi questa storia