“Questa è la bandiera del Team Sky, però purtroppo quest’anno gli infortuni… Tifiamo soprattutto per Landa. Anche questo è il giro: c’è la fortuna e la sfortuna, è due anni che è sfortunato; adesso è in fuga e speriamo riesca a fare qualcosa di concreto”.
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“Il ciclismo è il mio sport, ne sono innamorato. Ho corso per 19 anni fino ai 24 anni, poi ho cominciato a lavorare, ma ogni volta che ci sono questi avvenimenti, ecco che si prende la scusa per fare un giorno di ferie e venire a vedere passare i corridori. Mi dà soddisfazione, mi identifico perché per tanti anni ho fatto la stessa vita… ho fatto anche il Giro d’Italia ma tra i dilettanti… ho sempre vinto tante corse nella mia carriera, però a quel livello non ho trovato quello spunto per poter passare oltre. Per me il ciclismo è stato importante, una scuola di vita che mi ha fatto diventare grande”.
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“Siamo amici e volontari della comunità Don Lorenzo Milani di Sorisole e seguiamo il Giro per passione, sono anni che lo facciamo: il Giro è il Giro. Vengo dal sud e vivo a Bergamo, un posto dove la bici è il quotidiano, è andare a prendere il pane, è andare a fare la spesa, è andare in Chiesa. Era il mezzo per muoversi negli anni ’70 e ’80, oggi un po’ meno ma sta tornando grazie alle piste ciclabili “.
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“Veniamo dalla Toscana, tutti gli anni seguiamo il Giro… seguiamo i mariti che hanno la passione per il ciclismo. Siamo state anche a Richmond, negli Stati Uniti, per i mondiali. Una volta il Giro era semplice, era meno conosciuto. Adesso c’è tutto il mondo.”
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“Ho fatto il primo Giro nel 1979, dal ’86 li ho fatti tutti in moto e ho visto tutta l’Italia. Ora che c’è mio figlio in moto, io vado a cercare quelle foto un po’ particolari, quelle che in corsa rischi sempre di fare meno. La storia del Giro è raccontata anche dalla gente, dal paesaggio anche perché, a differenza del Tour, l’Italia ha dei paesaggi stupendi. Questo lavoro mi ha permesso di conoscere l’Italia, la gente e di essere apprezzato per le mie immagini. Seguire il Giro è anche libertà, come ora, qui sullo Stelvio: ti senti libero, vedi ovunque e il bello è riuscire a fare un’immagine fotografica che racconti tutto questo. Ricordo il primo Gavia che abbiamo fatto, era il terzo anno che seguivo il Giro in moto, ero ancora inesperto e ci siamo trovati sulla montagna con la strada tutta innevata. C’erano ancora le pellicole e facevo fatica a cambiare i rullini con le mani ghiacciate. Ci siamo trovati, senza rendercene conto, nella storia del Giro”.
Roberto Bettini, fotografo storico del Giro d’Italia
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“Sono il più anziano del gruppo e sono un ex atleta, un ex maratoneta; ho vinto due titoli italiani di maratona e sono stato capitano della squadra campione del mondo di maratona a Seul nel 1987 e ottavo a quella di New York e oggi sono qua a fare il tifo per il Giro d’Italia. Oggi siamo tutti amici: l’agonismo è importante, però il gruppo fa piacere. Quando trovi tanta gente che ti aspetta e ti incita, è uno stimolo in più per andare avanti…a volte non senti la fatica. Come i corridori quando arrivano al GPM, nella maratona, ci sono dei momenti di crisi, ma il pubblico ti aiuta a superarli. E’ una cosa incredibile!”
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“25 anni fa sono andato da Reggio Emilia a Capo Nord e ritorno. Allora correvo come amatore nella squadra di Reverberi, che adesso è Bardiani-CSF. Ho fatto un po’ di dilettante ma poi ho smesso e ho cominciato a lavorare ma la passione è rimasta. Sono stato fermo un mese perché ho rotto un dito, ma i miei 4.000 km li ho già fatti. Ora che sono in pensione ho tempo per girare e non ho nessun altro sport, mi piace la bicicletta: mi confronto con gli altri e con me stesso. A Reggio Emilia ho visto l’arrivo e la partenza: i professionisti mi danno l’emozione unica che loro vanno disumanamente e io sono sempre fermo”.
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“Ne ho viste tante durante il Giro: ricordo quando Pantani ha fatto la scalata a Montecampione: si sentiva salire, si sentiva la montagna che batteva, tremava. Si sentiva proprio il rumore della gente. Non si riusciva a passare a piedi da tanta gente. E’ stato il top.
Poi, non ricordo se era il 2014, noi eravamo giù, c’era la tappa Gavia Stelvio.. c’era tanta neve. Non ci volevano far salire al Gavia e allora noi abbiamo fatto un altro giro per prendere lo Stelvio, eravamo solo noi in strada. Poi, purtroppo però, la tappa è stata annullata”.
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“Sono venuta a trovare il mio ragazzo che lavora per il Giro d’Italia. Non seguo molto il ciclismo ma ricordo Cippollini e Bettini da quando ero piccola. Una volta mi è capitato di vedere l’ultima tappa di un Giro perché è passato vicino a casa mia, a Milano. Quest’anno da italiana tiferò per Nibali!”.
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