Storie | #StorieDalGiro

Abbiamo una storia
e delle storie da raccontare

“Veniamo da Forlì col camper e qualche tappa ogni anno ce la facciamo. Io poi pedalo ancora a 70 anni e per fortuna mia moglie è contenta di venire con me.“

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“Sull’ombrello c’è scritto “Castelfiorentino” il paese da dove veniamo. Quando passa l’elicottero lo alzo per mostrare la nostra presenza in TV. Siamo 50 persone e veniamo col pullman sulle tappe del Giro da 40 anni. Prima c’era meno gente a vedere le tappe, ora c’è più partecipazione e a me va bene così, siamo tutti in comitiva.”

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“Io sono del Perù e vivo qui a Siusi, mio marito è di Belluno e ci siamo incontrati qui. Mi sembra un po’ come essere a casa mia visto che vengo dalla terra del Machu Picchu. Mi trovo bene visto che ho trovato lavoro, una casa… e anche l’amore!”

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“Vengo dalla Nuova Zelanda e sono stato alcune volte a vedere il Tour de France. Avevo sentito dire che il Giro d’Italia era molto meglio, quindi visto che ero a Londra ho preso un volo per venire qui a vederlo dal vivo. Qui c’è molto più lo spirito vero del ciclismo. Al Tour c’è più lo show, qui ritrovo la purezza dello sport.“

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”È sempre bello essere fermati per strada e firmare autografi perché la gente riconosce ancora quello che hai fatto nello sport e quello che fai nella vita attuale, questo per me è importantissimo perché la carriera da atleta è una cosa ma una persona seria nel tempo è sempre ben vista. Da quando ho smesso di correre non ho mai smesso di allenarmi, l’obbiettivo è quello di poter andare in bicicletta e fare certi giri. La bicicletta è una bella cosa se sei un po’ allenato, allora ti diverte moltissimo perché ti permette di andare a vedere posti che non andresti a vedere con altri mezzi.” Maurizio Fondriest, campione del mondo nel 1988 e vincitore della Milano-Sanremo nel 1993

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“Ho un lavoro a casa che mi soddisfa, produco prosecco e allevo asini che utilizzo anche come sfalcio ecologico in mezzo alla vigna. Io ho sempre fatto una vita normale, nonostante fossi un atleta, e non ho avuto problemi quando ho smesso. Mi è sempre piaciuto andare in osteria e alle feste paesane come una persona normale quando non lavoravo, forse anche per questo la gente mi vuole bene. Per questo Giro mi hanno dato l’opportunità di lavorare in TV e sono contento di rimanere vicino a questo mondo.” Marzio Bruseghin, ex ciclista professionista, terzo al Giro d’Italia 2008

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“A quei tempi seguivamo gli allievi perché la Mastromarco aveva una squadra juniores e avevamo degli amici in Sicilia che ci avevano segnalato questo ragazzino. Così io e il presidente Malucchi andammo in Sicilia a conoscerlo e lo ospitammo a Mastromarco, dove gli facemmo fare quattro o cinque gare di allievi in Toscana. Le dominò tutte, dalla partenza all’arrivo in fuga vincendo anche con quattro minuti di vantaggio. Parlammo coi genitori e venne ad abitare con me e mia moglie. Lo trattavamo come un figlio nostro. Lui è sempre stato un ragazzo votato al ciclismo, uno spirito di sacrificio innato, mai una distrazione. Ancora oggi, che abita in Svizzera, quando passa a trovarci – con la moglie e la figlia, che per noi è una nipotina – è sempre una festa, ci chiama e dice: “Voglio la ciccia!”. E noi gli prendiamo una bella fiorentina.” Carlo Franceschi, Direttore Sportivo di Vincenzo Nibali nei dilettanti alla Mastromarco

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“Faccio parte del gruppo delle scorte tecniche e facciamo sicurezza ai corridori. Segnaliamo i pericoli, spartitraffico, curve pericolose, macchie d’olio per terra… Bisogna essere sempre vigili perché può succedere di tutto. Amo il mio lavoro perché si vedono posti stupendi e posso seguire il mio sport da vicino.”

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“Sono un simpatizzante di Nibali ma non proprio tifoso perché sono appassionato del ciclismo in generale. Personalmente faccio 18-20.000 km all’anno su queste strade e le conosco tutte come le mie tasche. Oggi per i ciclisti sarà proprio dura ma è uno spettacolo vederli salire.” 

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