Storie | #StorieDalGiro

Abbiamo una storia
e delle storie da raccontare

“Meo era un talento. Ce ne sarebbero molte da raccontare su di lui. Specialmente il suo modo di comportarsi, il suo modo di fare. Non saprei come descriverlo, era particolare. Quando era in gruppo, sferzava gli altri affinché attaccassero, e quando non andavano, partiva da solo e, dopo averli staccati, si fermava, li aspettava e diceva loro: “Avete visto!? “A volte vinceva, a volte no, ma quando andava, vinceva lui.  Se Fausto (Coppi) aveva visto in lui il futuro, e se non fosse morto, quel futuro si sarebbe realizzato. Meo volava e vederlo in mezzo al gruppo era uno spettacolo, classe pura.” Renzo Badiali, Direttore Sportivo di Romeo “Meo” Venturelli 

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“ Mio padre costruiva bici: dai tandem ai carretti dei gelati. Mi ha attaccato la passione e dopo aver fatto il bersagliere ho proseguito col negozio di biciclette. Ne ho fatte di tutti i tipi e ancora oggi, a 92 anni tutti i giorni lavoro, ma solo tre ore e mezza.” 

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“Mi piace come il paese si è preparato per il passaggio del Giro. Oggi mi sono vestita così perché mi piace l’animalier, poi, col foulard, ho aggiunto un po’ di rosa, in onore della corsa.” 

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“Tifo per tutti i ciclisti colombiani ma anche per quelli italiani.”

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“Sappiamo chi vince oggi. Lo sappiamo ma non possiamo dirlo. Poco prima che arrivi l’ultimo te lo dico!”

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“Il mio progetto è di percorrere tutte le tappe del Giro, del Tour e della Vuelta di quest’anno, per dimostrare che ognuno di noi può farcela se lo vuole veramente. Il premio ideale sarebbe incontrare Peter Sagan. E’ il mio più grande sogno!” 

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“Paolo Simion è un nostro compaesano e quando è diventato professionista i suoi amici hanno fondato il Fan Club a cui mi sono subito iscritta. È un bravo ragazzo, gentile e alla mano. Quando mi sono fidanzata con Giancarlo ho portato nel Fan Club anche lui. Non appena abbiamo saputo che Paolo avrebbe partecipato al Giro d’Italia abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare la nostra prima gita da fidanzati in Toscana per sostenerlo.” 

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“Sono un commissario dell’Unione Ciclistica Internazionale, sono addetto alla misurazione delle biciclette. Ci sono delle misure che devono essere rispettate e non possiamo ammettere difformità.”

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“Andavo in bici, ma ci vuole costanza. Io non ce l’ho, ho fatto altro e allora meglio guardarlo il ciclismo…” 

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