“Siamo due fratelli di Saluzzo, nostro nonno ci ha iniziati al ciclismo con Moser e Saronni. Tentiamo di seguire più tappe possibili, oggi è la nostra terza tappa in questo Giro. Mio marito e sua moglie non sono molto contenti di questa nostra passione ma noi non ci arrendiamo. Bisogna prenderla con sportività! Tra i tanti ricordi legati al Giro ne spiccano due in particolare: la tappa di Lugano nel 2015 con la vittoria in volata di Sacha Modolo, dopo un pomeriggio intensissimo e il ricordo di una bellissima amicizia nata con un cameraman, conosciuto in un arrivo di tappa a Bibione. Ci vediamo ancora oggi molto spesso, è davvero bello!
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“Siamo colleghi, arriviamo da Cuneo. Abbiamo preso ferie e siamo venuti qui per vedere la tappa. Tifiamo per gli italiani, confidando in Pozzovivo. I nostri ricordi legati al Giro? La vittoria di Aru al Sestriere e l’ultima tappa a Milano con la cronometro vista dal vivo. Il ciclismo è uno sport sottopagato se commisurato alla fatica compiuta. Vedere questi ciclisti che pedalano per quasi 30 giorni e hanno ancora energie è incredibile. È meraviglioso vedere le capacità di resistenza del corpo umano. Meritano la massima ammirazione.”
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“Tutto iniziò quando mio padre e mio zio mi regalarono una bicicletta. Mi fecero contento dopo che a mio fratello comprarono una moto. Lì iniziò la mia passione per il ciclismo. Tanto da diventare professionista su strada nel 1988. Non mi sembrava vero di poter gareggiare con Saronni, il mio idolo di cui avevo i poster in camera. Era la realizzazione di un sogno. Ho avuto la fortuna di gareggiare con capitani che hanno scritto la storia del ciclismo. Nella mia carriera ho collezionato risultati di cui vado fiero: un sesto posto nella Milano Sanremo del 1989, un quinto posto alla coppa Agostoni, un terzo posto in una tappa della Tirreno Adriatica e, soprattutto, un terzo posto in una tappa del Giro d’Italia. Quel Giro iniziò malissimo per me: presi un’insolazione il primo giorno, ero quasi intenzionato ad abbandonare la Corsa. Poi mi sono ripreso, rischiando addirittura di vincere quella tappa. Sono anche andato in fuga nella seconda parte della competizione. Poi quando iniziano a tirare i capitani diventa durissima. I ricordi più belli sono legati agli arrivi nelle tappe di montagna. Ad aspettarti c’è una folla immensa e ti vengono i brividi. È da pelle d’oca! Il rapporto con i tifosi è splendido. Il loro tifo funge da adrenalina nei momenti più duri. È però necessario che ci sia rispetto. Quando il tifo diventa invasivo, con le persone che inseguono i corridori si creano pericoli. Occorre educazione nei confronti degli atleti che, in quel momento, stanno lavorando. Comunque con la gente si crea un rapporto davvero strettissimo che nel calcio è impossibile, anche solo per le distanze tra spettatori e campo. Dopo le gare su strada ho corso come professionista in mountain bike. Lì ho riscoperto la vera passione per questo sport. Ci sei tu, la bici e la gara, senza alcun gioco di squadra. Dipende tutto da te. Secondo me è il vero ciclismo: non vince la “fuga del fagiano”, vince il più forte. E, fattore non di poco conto, riesci a goderti il paesaggio senza lo stress della strada. Emozioni che fanno tornare bambini.”
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“Ispirandoci alla canzone di John Lennon abbiamo ideato “Car is Over”. L’obiettivo è proprio quello di sponsorizzare l’utilizzo della bici in sostituzione alla macchina. Abbiamo ideato questo progetto a partire dalla passione per le bici a scatto fisso. Abbiamo anche una squadra che disputa gare nei circuiti a scatto fisso, a livello nazionale e mondiale. In Europa non perdiamo un appuntamento! Tra i ricordi del ciclismo in qualità di spettatori ci ricordiamo la Milano Sanremo, una delle gare più importanti a cui abbiamo assistito dal vivo. Il ciclismo rappresenta la libertà. È un mezzo di trasporto ecologico che ti permette di vedere panorami inusuali.”
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“Questa bicicletta è stata costruita da un artigiano di 88 anni animato da una grande passione per il ciclismo. L’ha ideata proprio in vista del passaggio del Giro dalla nostra Abbiategrasso. Io pedalo metaforicamente nella gestione della mia attività. Provengo da una famiglia di pasticceri, attivi dal 1845. Siamo alla quinta generazione! Mi sento parte integrante di questa cittadina. I miei ricordi della Corsa Rosa sono legati alla pausa pranzo. In quei brevi momenti di riposo ho sempre seguito il Giro in TV, con i miei familiari. Rimanevamo affascinati dal grande cuore dei corridori e dalle immagini splendide che solo l’Italia sa regalare.”
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“Vi presento questo mix tra una Vespa Special e una bici. L’ha inventata mio papà proprio alla vigilia di questo Giro d’Italia. Ha diviso una vespa a metà: con una parte ha ricavato un vaso di fiori e con l’altra ha costruito questa. Così è nata la “bici Special” per il Giro. In famiglia siamo tutti appassionati per il ciclismo e, più in generale, per le due ruote. Il mio ricordo più speciale del Giro è la vittoria di Indurain a Milano. Era bello sia lui che il contesto!”
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“Ho lavorato per 44 anni in fabbrica poi la passione per il Giro d’Italia mi ha spinto a diventare carabiniere ausiliario e da 17 anni curo la sicurezza della manifestazione. Ho dei bellissimi ricordi legati a questo servizio. Iniziai con un gruppo di amici e, nonostante l’impegno, ci siamo sempre divertiti moltissimo. Il mio ricordo più vivido è legato all’impresa di Gianni Motta nel 1966 sul Passo del Boldo, vicino a casa mia. Il Passo è costituito da cinque tunnel scavati nella roccia. Furono realizzati dall’esercito austro-ungarico durante la Prima Guerra Mondiale. La strada per rifornire il fronte Piave fu costruita in soli tre mesi. Prende il nome “Strada dei 100 giorni” proprio a causa del suo breve periodo di costruzione. In quel periodo io ero a Torino per il servizio militare. Successivamente ebbi l’opportunità di incontrarlo e da lì diventammo amici. Dopo di lui ho tifato per Cipollini. Lo aspettavo sempre al traguardo e lo accompagnavo a fare il servizio anti doping.”
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“Abitiamo a Predore, un piccolo paesino vicino a Iseo. Siamo venuti qui in battello per vedere l’arrivo del Giro. Due anni fa seguimmo dal vivo la cronoscalata dell’Alpe di Siusi: 10 km a piedi per giungere all’arrivo! Passò un corridore facendo un’impennata. Lì vicino c’era un gruppo di tifosi polacchi molto rumorosi: fecero un vero e proprio show. Il Giro d’Italia è l’occasione per ritrovarsi e festeggiare. Noi che siamo amici dall’asilo non possiamo mancare!”
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“Da giovane gareggiai come ciclista amatoriale, vincendo un titolo nella cronometro a squadre nel 1978. Poi iniziai a collaborare come autista con la Gazzetta dello Sport durante il Giro d’Italia. In primis guidai un furgone della San Pellegrino poi, in pochi anni, arrivai a dirigere la prima macchina della Carovana. Una carriera lampo! Successivamente divenni l’autista di Vincenzo Torriani. Mi prese in simpatia e passammo molto tempo insieme. Ricordo quando mi prendeva a braccetto e mi portava a vedere le più belle basiliche lungo il percorso delle varie tappe. Mi sentivo un autista privilegiato. Il mio ricordo più bello del Giro d’Italia è legato a Francesco Moser. Era l’ultima tappa del 1984, il giorno prima aveva vinto Fignon sulle Dolomiti. Ma quel giorno toccava alla cronometro. Moser recuperò tutto lo svantaggio e giunse in trionfo all’Arena di Verona. Memorabile!”
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